sabato 27 agosto 2016

Civetta (3220 m) - seconda parte

E' strano, non riesco a stabilire se ho dormito tanto oppure poco. Di sicuro è che non ho messo alcuna sveglia confidando sul mio orologio biologico che anche questa volta ha funzionato a meraviglia. Aver dato importanza all'organizzazione logistica la sera prima, mi aiuta ad uscire dal rifugio sormontando i sacchi a pelo posizionati a terra ma senza fare un minimo di rumore. 
Sulla porta c'è una signora che guarda la fascia arancione che si vede ad oriente e secondo me, quando capisce cosa sto per fare, un pochino mi invidia. Allaccio gli scarponi ed estraggo dal mio zaino (rimasto appositamente fuori) una bottiglia di quelle bevande energetiche ricche di sali, controllo di non aver dimenticato la macchina fotografica e mi incammino verso l'alto. Non posso dire di non far fatica anche perché cinque minuti prima ero beato nel mio sacco lenzuolo e ora invece mi ritrovo a calpestare una distesa di sassi perennemente instabili. Chi conosce la strada può confermare però che la salita è assai agevole e non desta alcuna preoccupazione. Spesso mi volto quasi per paura che il sole sorga all'improvviso ma ciò non accade anche se la luminosità via via va crescendo.

Prime luci dell'alba dalla terrazza del rifugio

Sono le 6 e 10 quando mi ritrovo, questa volta veramente da solo, sulla cima del Civetta per assistere all'alba. La grande sorpresa è rappresentata dal fatto che quest'oggi nelle valli ci sono le nuvole e quindi sembra quasi di essere accanto al finestrino di un aereo di linea. Verso nord le nuvole invece non sono così stagnanti e riesco a riconoscere tutti i paesi che stanno laggiù ancora nell'ombra. Non passano molti minuti e posso assistere al sorgere del sole appena a destra del Popena e l' emozione è crescente. Ieri l'altro mi è stato chiesto perché vado spesso sul Civetta: in questi pochi attimi è concentrata la mia risposta. 

Alba dal Civetta a destra dell'Antelao, Monte Coglians e Popena

Continuo a fare foto in modo insaziabile mentre dal basso spuntano le sagome di tre persone che hanno avuto la mia stessa idea ma che si rammaricano di essere arrivati tardi in vetta. Anche loro sono assetati di fotografie e percepisco la loro felicità. Alle 7 e 10 decido di scendere nuovamente al rifugio per la colazione che consumo direttamente sulla terrazza davanti ad un mare di nebbia che lascia scorgere solo le cime più alte: che spettacolo!!! L'alpinista di Bergamo che ho conosciuto la sera prima si avvicina e mi chiede se può sedersi con me per chiacchierare facendomi intendere che la sua preoccupazione più grande è quella di non volermi però disturbare. Io lo assecondo ben volentieri e i nostri discorsi proseguono senza sosta. Suo figlio lo rimprovera considerandolo un chiacchierone ma io mi ci trovo benissimo, poche volte ho incontrato una persona di una cultura alpinistica così approfondita. Quando si rivolge a suo figlio quasi per scusarsi per la sua presunta invadenza afferma che gli sto raccontando un sacco di cose. Lui è felice, io mi emoziono.

Nuvole verso sud

Saluto Venturino ringraziandolo per la grande energia che ripone nel suo difficile lavoro e imbocco il sentiero della via normale che percorrerò interamente sotto ad un sole che ha iniziato a scaldare in modo anomalo vista la quota. Durante la discesa il mio pensiero è tutto per un ragazzo di soli 31 anni che mercoledì scorso è precipitato lungo questo sentiero attrezzato e non riesco a spiegami la dinamica anche perché la via è ben segnata e il sentiero attrezzato. Di sicuro sarà stata una imprudenza o una fatalità, di sicuro ora c'è una famiglia sprofondata nel dolore e anche questo mi rattrista.
La traversata lungo il sentiero Tivan la trovo particolarmente lunga e faticosa (colpa del caldo) e devo dare sfogo alle mie riserve d'acqua per poter proseguire. Incontro parecchie persone, molte mi chiedono informazioni sulla via da seguire e io mi presto cercando di essere il più preciso possibile con i tempi di percorrenza. Una volta arrivato al Coldai proseguo lungo il sentiero che è diventata una vera e propria carovana, anche questa volta sono controcorrente e mi diverto ad ascoltare le voci e la cadenza delle loro parlate. Dominante è sicuramente il dialetto veneto ma ci sono molte zone d'Italia qui rappresentate. Una cadenza inconfondibile la noto già da lontano per via del tono eccessivamente alto della voce ma va bene così, qui c'è spazio per tutti. Giunto alla Malga mi disseto prima di affrontare a piedi questa volta la strada che mi condurrà al parcheggio percorrendo la pista da sci che evoca in me il piacere delle discese invernali. Faccio in tempo ad essere quasi aggredito da un cane di piccola taglia solo per il fatto di essere transitato nei pressi dell'improvvisato banchetto sul prato predisposto dal suo padrone con tutta la famiglia. Il cane si chiama Tyson e allora capisco tutto ma non mi sono intimorito affatto. Vedendo la macchina mi compiaccio per il semplice fatto che nessun vigile ha notato la mia presenza e di sicuro questa volta pagherò un caffè al mio amico sindaco. 

Sono le 12 e 30 ed ora non può mancare una  tappa al bar da Tobia in riva al Lago di Alleghe dove il mio sguardo si perde fin  lassù ad ammirare il punto più alto di questa montagna che anche questa volta mi ha regalato magia ed emozioni. 

Capelli al vento in cima 

panorama durante la colazione in terrazza

2 commenti:

  1. L'ho letto solo oggi : che dire ?
    Grande Gianpa! Mi sembra di essere salito con te !

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