mercoledì 31 agosto 2016

Mistero svelato

“Se di nuova via si tratta...presto o tardi il mondo alpinistico ne avrà notizia” questo è quello che ho pensato la sera di giovedì 25 agosto quando mi sono trovato in vetta al Civetta nel preciso istante in cui una cordata stava concludendo una intensissima arrampicata sulla Nord Ovest. Quello che non ho pensato invece è stato il fatto di capire chi in realtà avevo davanti e chi stavo fotografando con i loro smartphone, se degli anonimi frequentatori di queste verticalità oppure autentici fuoriclasse. La notizia è di ieri grazie a planetmountain uno dei portali alpinistici preferiti che svela i particolari di questa nuova  impresa sulla parete Nord Ovest del Civetta realizzata dall'inglese Tom Ballard e dal polacco Marcin Tomaszewski autori di questo itinerario battezzato con il nome “Dirty Harry”, 1375 metri di via percorsi in 29 lunghezze che corrono fianco a fianco con la via Solledere-Lattenbauer aperta dai due tedeschi 91 anni or sono.
Tom Ballard è attualmente uno dei più forti alpinisti in circolazione: nel corso dell'inverno 2014/15 ha salito in solitaria le sei pareti Nord delle Alpi considerate tra le più difficili in assoluto (Cima Grande di Lavaredo, Pizzo Badile, Cervino, Grandes Jorasses, Petit Dru ed Eiger). Vale la pena ricordare che Tom Ballard è figlio di Alison Hargreaves, prima donna a salire l'Everest in solitaria e senza ossigeno supplementare ed inoltre prima donna ad aver scalato in solitaria  e nella stessa estate le sei grandi pareti ripetute da Tom che in quei mesi del 1988 era nel grembo di sua madre. Alison Hardgreaves è scomparsa poi nel 1995 mentre scendeva dal K2.

L'impresa di Tom Ballard è riprodotta in un film dal titolo Tom con la regia di Angel Esteban ed Elena Goatelli.
Nella foto sotto di Tom Ballard (tratta da www.planetmountain.com) si vedono Tom Ballard (a destra) e Marcin Tomaszewski in cima al Civetta (il fotografo lo conosco invece benissimo!!!!)



sabato 27 agosto 2016

Civetta (3220 m) - seconda parte

E' strano, non riesco a stabilire se ho dormito tanto oppure poco. Di sicuro è che non ho messo alcuna sveglia confidando sul mio orologio biologico che anche questa volta ha funzionato a meraviglia. Aver dato importanza all'organizzazione logistica la sera prima, mi aiuta ad uscire dal rifugio sormontando i sacchi a pelo posizionati a terra ma senza fare un minimo di rumore. 
Sulla porta c'è una signora che guarda la fascia arancione che si vede ad oriente e secondo me, quando capisce cosa sto per fare, un pochino mi invidia. Allaccio gli scarponi ed estraggo dal mio zaino (rimasto appositamente fuori) una bottiglia di quelle bevande energetiche ricche di sali, controllo di non aver dimenticato la macchina fotografica e mi incammino verso l'alto. Non posso dire di non far fatica anche perché cinque minuti prima ero beato nel mio sacco lenzuolo e ora invece mi ritrovo a calpestare una distesa di sassi perennemente instabili. Chi conosce la strada può confermare però che la salita è assai agevole e non desta alcuna preoccupazione. Spesso mi volto quasi per paura che il sole sorga all'improvviso ma ciò non accade anche se la luminosità via via va crescendo.

Prime luci dell'alba dalla terrazza del rifugio

Sono le 6 e 10 quando mi ritrovo, questa volta veramente da solo, sulla cima del Civetta per assistere all'alba. La grande sorpresa è rappresentata dal fatto che quest'oggi nelle valli ci sono le nuvole e quindi sembra quasi di essere accanto al finestrino di un aereo di linea. Verso nord le nuvole invece non sono così stagnanti e riesco a riconoscere tutti i paesi che stanno laggiù ancora nell'ombra. Non passano molti minuti e posso assistere al sorgere del sole appena a destra del Popena e l' emozione è crescente. Ieri l'altro mi è stato chiesto perché vado spesso sul Civetta: in questi pochi attimi è concentrata la mia risposta. 

Alba dal Civetta a destra dell'Antelao, Monte Coglians e Popena

Continuo a fare foto in modo insaziabile mentre dal basso spuntano le sagome di tre persone che hanno avuto la mia stessa idea ma che si rammaricano di essere arrivati tardi in vetta. Anche loro sono assetati di fotografie e percepisco la loro felicità. Alle 7 e 10 decido di scendere nuovamente al rifugio per la colazione che consumo direttamente sulla terrazza davanti ad un mare di nebbia che lascia scorgere solo le cime più alte: che spettacolo!!! L'alpinista di Bergamo che ho conosciuto la sera prima si avvicina e mi chiede se può sedersi con me per chiacchierare facendomi intendere che la sua preoccupazione più grande è quella di non volermi però disturbare. Io lo assecondo ben volentieri e i nostri discorsi proseguono senza sosta. Suo figlio lo rimprovera considerandolo un chiacchierone ma io mi ci trovo benissimo, poche volte ho incontrato una persona di una cultura alpinistica così approfondita. Quando si rivolge a suo figlio quasi per scusarsi per la sua presunta invadenza afferma che gli sto raccontando un sacco di cose. Lui è felice, io mi emoziono.

Nuvole verso sud

Saluto Venturino ringraziandolo per la grande energia che ripone nel suo difficile lavoro e imbocco il sentiero della via normale che percorrerò interamente sotto ad un sole che ha iniziato a scaldare in modo anomalo vista la quota. Durante la discesa il mio pensiero è tutto per un ragazzo di soli 31 anni che mercoledì scorso è precipitato lungo questo sentiero attrezzato e non riesco a spiegami la dinamica anche perché la via è ben segnata e il sentiero attrezzato. Di sicuro sarà stata una imprudenza o una fatalità, di sicuro ora c'è una famiglia sprofondata nel dolore e anche questo mi rattrista.
La traversata lungo il sentiero Tivan la trovo particolarmente lunga e faticosa (colpa del caldo) e devo dare sfogo alle mie riserve d'acqua per poter proseguire. Incontro parecchie persone, molte mi chiedono informazioni sulla via da seguire e io mi presto cercando di essere il più preciso possibile con i tempi di percorrenza. Una volta arrivato al Coldai proseguo lungo il sentiero che è diventata una vera e propria carovana, anche questa volta sono controcorrente e mi diverto ad ascoltare le voci e la cadenza delle loro parlate. Dominante è sicuramente il dialetto veneto ma ci sono molte zone d'Italia qui rappresentate. Una cadenza inconfondibile la noto già da lontano per via del tono eccessivamente alto della voce ma va bene così, qui c'è spazio per tutti. Giunto alla Malga mi disseto prima di affrontare a piedi questa volta la strada che mi condurrà al parcheggio percorrendo la pista da sci che evoca in me il piacere delle discese invernali. Faccio in tempo ad essere quasi aggredito da un cane di piccola taglia solo per il fatto di essere transitato nei pressi dell'improvvisato banchetto sul prato predisposto dal suo padrone con tutta la famiglia. Il cane si chiama Tyson e allora capisco tutto ma non mi sono intimorito affatto. Vedendo la macchina mi compiaccio per il semplice fatto che nessun vigile ha notato la mia presenza e di sicuro questa volta pagherò un caffè al mio amico sindaco. 

Sono le 12 e 30 ed ora non può mancare una  tappa al bar da Tobia in riva al Lago di Alleghe dove il mio sguardo si perde fin  lassù ad ammirare il punto più alto di questa montagna che anche questa volta mi ha regalato magia ed emozioni. 

Capelli al vento in cima 

panorama durante la colazione in terrazza

venerdì 26 agosto 2016

Civetta (3220 m) - prima parte

Se le storie solitamente iniziano con il classico “c'era una volta” la mia esordisce con la  rituale telefonata a Venturino, gestore storico del Rifugio Torrani, siamo nel cuore del gruppo della Civetta: “ciao sono Gianpaolo, hai un posto per domani sera che salgo a fare un giro?” Ottenuta rassicurazione dal sempre disponibile gestore, non mi rimane che attendere il pomeriggio del giorno successivo. Pochi giorni prima ho dato un passaggio in autostop al meteorologo francese che scrive ed emette i bollettini del tempo pregandolo, in senso ironico, di far perdurare questa incredibile alta pressione d'agosto; nel breve tragitto che percorriamo insieme non faccio in tempo ad approfondire l'argomento ma le condizioni meteo sono da giorni sotto gli occhi di tutti.
Per la partenza ho solo deciso la fascia oraria ma poi, salito in macchina, opto per dirigermi ai Piani di Pezzé frazione del comune di Alleghe. L'occasione è propizia per incontrare una persona che ha chiesto il mio aiuto sapendo che mi occupo spesso di burocrazia. In realtà speravo anche di parcheggiare la macchina al di fuori delle linee blu ma poi mi accomodo nel piazzale come la massa di turisti che salgono giornalmente fin quassù per godere dei benefici che questo paesaggio sa offrire. Il primo inconveniente mi si presenta subito: non ho monete per il parchimetro. Il secondo viene a ruota: ottenuto il cambio delle monete il parchimetro non funziona. Che fare? Ottengo informazioni rassicuranti da un "local" che mi garantisce la non vigilanza in questo periodo e allora, visto che è tardi, faccio finta di niente e chiudo la macchina. Il comune di Alleghe mi perdoni.
A questo punto devo iniziare a salire, sono le 15 e 30 e il mio obiettivo è la cena al rifugio non prima di aver “virato” attorno alla croce di vetta del Civetta. Salgo in ovovia così contribuisco in tal modo a “far girare l'economia” rimediando, ma solo in parte, allo sgarro intentato al comune per via del parcheggio. L'ovetto rosso mi permette di guadagnare qualche centinaio di metri di quota e di riordinare lo zaino contando le bottiglie da 0,5 l che mi sono portato appresso, ovvero quattro. Giunto in un batter d'occhio a Col dei Baldi (1922 m) metto lo zaino in spalla e inizio a camminare come già sapevo... in discesa.... arrivando in breve alla Malga Pioda (1810 m) dove decido di azzerare il mio orologio e di far partire la traccia gps da questo punto. La mia avversione verso gli impianti nel periodo estivo emerge anche da questo particolare. 
La salita verso il Rifugio Coldai la conosco a memoria e non mi disturba il fatto di andare “controcorrente” dal momento che tanti turisti stanno scendendo con le loro gambe stanche ma le facce inequivocabilmente soddisfatte. A pochi minuti dal Rifugio Sonino al Coldai incontro una giovane coppia che scende per il sentiero trovando il tempo di scambiarsi delle effusioni sotto lo sguardo infastidito del loro amico, evidentemente un terzo incomodo. La cosa che mi fa sorridere è rappresentata dal fatto che una volta superati, la ragazza si gira verso di me incoraggiandomi e rassicurandomi sul fatto che mi mancano solo alcuni minuti per arrivare. Io ringrazio con cortesia assecondando un sorriso ma lei non può sapere che il mio arrivo è posizionato “soltanto” 1100 metri più in alto senza contare poi la successiva discesa al Torrani. Lei comunque ha fatto una buona azione e di questo gli sono grato. Arrivato al Coldai decido di rimpinguare le mie scorte di acqua alleggerendomi delle monetine che avevo cambiato poco prima anche se vi assicuro, non sono un fanatico dei pesi. Acquisto dell'acqua e devo ammettere che rimango male per non essere stato riconosciuto dal gestore (che conosco) ma che evidentemente ha passato tutta la giornata dietro il bancone ripetendo le stesse frasi. Il suo cortese “prego mi dica” l'avrei voluto commutato in un amichevole “ciao,  dove vai, in bocca al lupo” ma ciò non contribuisce a togliermi il sorriso e non me la prendo più di tanto. 
Pochi minuti dopo aver lasciato il rifugio alle mie spalle, saluto il sole ma è solo un arrivederci perché ci rivedremo sicuramente in cima per il tramonto.
L'avvicinamento è veloce e in meno di un ora arrivo all'attacco della ferrata degli alleghesi che mi farà compagnia per le prossime due ore (almeno spero). Casco, imbrago e guanti, mi preparo a dovere e guardo l'orologio: sono le 17 e 35 e forse qualcuno mi darà del pazzo ma io ho fatto i miei calcoli, ombra e poco traffico sono gli alleati che mi sono scelto.
In ferrata salgo abbastanza velocemente ponendomi degli obiettivi altimetrici che però non riesco a rispettare sempre per una manciata di minuti. Va bene così. Affrontando gli ultimi tratti della via ferrata (tenuta benissimo) e dopo essermi affacciato dalla parte opposta della parete mi sovviene che l'ora e il tempo sarebbero propizi per incontrare qualche cordata che “esce” dalla Nord Ovest e credetemi non faccio in tempo a pensarlo che già sento il classico grido “recupero!!!”. Sono fortunato. In effetti dopo pochi minuti scorgo un giovane alpinista, primo di cordata, intento a far sicura al suo compagno. “Ultimo tiro?” dico io rompemdo il ghiaccio ma senza chiedere il nome della via in quanto, pur non avendola mai percorsa perché fuori dalla mia portata, è riconoscibilissima visto il punto di uscita; si tratta della famosissima Philipp Flamm il diedro che forse più di tutti sulla Nord Ovest, attira  fortissimi arrampicatori. Il ragazzo mi guarda e con mia grande sorpresa mi saluta dicendo: “buongiorno Prof.” Evidentemente si tratta di un mio ex alunno il quale vedendo chiaramente la mia sorpresa mi aiuta suggerendomi il suo nome. Sapevo che era figlio d'arte e che arrampicava molto forte ma  evidentemente sta facendo passi importanti alpinisticamente parlando in quanto ha da poco compiuto diciott'anni. Di anni ne ha uno in più il suo compagno di cordata che invece ha lo stesso nome ed è anch'egli figlio d'arte. Vorrei togliermi il casco per rendere loro onore ma li saluterò volentieri con più calma durante la cena al rifugio. 
Io intanto proseguo per la vetta ormai vicina dove arrivo alle 19:30. Lo spettacolo quassù è sempre impareggiabile, i raggi del sole sembrano colpire di traverso le valli che si apprestano ormai alla sera. Io sono lassù a godermi questo spettacolo praticamente da solo, anzi no, poche decine di metri più in là due alpinisti concludono la loro fatica sulla “parete delle pareti” e io mi compiaccio della loro felicità. Mi avvicino a loro con curiosità, sono stranieri e mi dicono di aver percorso una via nuova in due giorni di arrampicata quindi con un bivacco in parete. Mi metto a loro disposizione per far loro le foto di rito e mi impressionano le mani di uno dei due, letteralmente rovinate dalla roccia: non deve essere stata una battaglia facile per loro. 

Tramonto nell'alto agordino 

Li saluto dal momento che scenderanno al buio verso valle e mi incammino lungo la discesa che porta al Torrani dove Venturino e due suoi aiutanti improvvisati mi aspettano per il secondo turno della cena. Il Rifugio è pieno di gente soddisfatta perché la serata è una di quelle che viste le condizioni atmosferiche non si dimenticano facilmente. Prima di coricarmi sulla brandina che Venturino mi ha riservato, ascolto i racconti dei due giovani alpinisti reduci da 13 ore di arrampicata e passo quasi un ora a parlare di alpinismo con un signore di Bergamo (uno degli aiutanti di Venturino) che ha un curriculum pazzesco e che conosce tutto ma proprio tutto della storia dell'alpinismo. Ci raccontiamo un sacco di cose mentre Venturino arriva con un goccio di grappa di cumino che assaporiamo con grande piacere. 
Fuori c' è un notte stellata che fa venire i brividi. Riconosco alcune costellazioni e anche la stella polare posizionata proprio a destra della cima del Civetta quasi a voler indicarmi la strada. E' tempo di organizzarsi bene per la notte perché domani mattina uscirò quando farà ancora buio e molti ospiti del rifugio probabilmente dormiranno ancora.....

Piccola Civetta, Cima De Gasperi e Su Alto

Croce di vetta e sullo sfondo Pelmo e Antelao  

sabato 20 agosto 2016

Panorami recenti

Facciamo un quiz: vediamo chi è il primo che lascia un commento indicando almeno il nome di 20 (venti) cime riconoscibili in queste due foto.




giovedì 18 agosto 2016

Ferrate di Ferragosto

Week end di ferragosto dedicato dunque alle ferrate in Dolomiti: Zacchi, Berti, Rossi (Marmòl) e Costantini. Nella foto: in primo piano vetta sulla Molazza Sud e sullo sfondo la Gusèla del Vescovà e la Schiara. Due bellissime vette dolomitiche.


martedì 16 agosto 2016

Moiazza Sud (2878 m)

Giornata bellissima in Moiazza. Partenza da Passo Duran, Rifugio Carestiato, via Ferrata Gianni Costantini, Pala del Belìa, Cattedrale, Forcella delle Masenade, Cima Moiazza Sud, Cengia Angelini, Bivacco Moiazza, Van de le Nevere, Sentiero 554 (alta via n.1), Rifugio Carestiato, Passo Duran

Cima Moiazza Sud (a dx sullo sfondo con la nuvola......?)

Cima Moiazza Sud (2878 m) - vista verso sud est

Gruppo della Moiazza dalla strada per il Passo Duran

lunedì 15 agosto 2016

Gusèla

Gusèla del Vescovà - gruppo dello Schiara - Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi




domenica 14 agosto 2016

Schiara (2565 m)

"Esco dalla casa, attraverso il prato che c'è davanti, e mi volto. Tutte le estati, quando torno alla nostra casa di campagna qui a due passi da Belluno, al mattino esco, attraverso il prato che c'è davanti alla casa e quando sono arrivato in fondo, mi volto. Allora vedo lo Schiara (......)"
Seduto su un gradino della piccola scala di pietra, mentre il sole gira lentamente, io guardo la montagna della mia vita, ma lei no non mi guarda, essa è chiusa nei suoi impenetrabili pensieri e nelle concavità dei suoi precipitosi grembi le ombre si dilatano e si rattrappiscono lungo gli appicchi, rammentandomi strani incanti della giovinezza perduta."
(Dino Buzzati, 1964)




martedì 9 agosto 2016

Serata ad Arabba

di

Giovedì 11 agosto 2016, alle 21.00, presso la Sala Congressi di Arabba, Marcello Cominetti presenta il docu-film: Il Cerro Torre secondo me. Moderatore Giampaolo Soratroi.

Guida alpina e sciatore, viaggiatore e organizzatore di spedizioni, alpinista eclettico, fotografo, scrittore e musicista. Ora vive a Corte un paesino della valle. Marcello Cominetti è sempre stato un girovago.

Nella serata di Giovedì 11 agosto alla sala Congressi di Arabba racconterà il suo approccio con la montagna, il mestiere affascinante e complesso della guida. «Fin da piccolo ho sempre girato il mondo, in ogni luogo sono un “foresto”, ma il fatto di non sentirmi legato ad un posto in particolare non mi ha mai creato problemi. Ci sono luoghi dove sto bene, mi sento a casa. La Patagonia è uno di questi luoghi».

«L'alpinismo mi è sempre e così tanto piaciuto, da farmi diventare guida di montagna e da farmi credere che avrei perfino potuto viverci. Ancora oggi mi piacciono le grandi avventure, l'incertezza e l'isolamento e se devo privilegiare un aspetto in quello che mi propongo di fare, è la qualità dell'emozione che provo. L'alpinismo per me è sempre stato divertimento. Anche se si fa fatica, a volte si soffre, ho sempre cercato di privilegiare l'aspetto ludico».

Ad Arabba, Marcello Cominetti presenterà il docu-film “Il Cerro Torre secondo me” nel quale mostrerà al pubblico non tanto la complicatezza dell'ascensione, quanto dell'impegno totale che questa richiede a un professionista che voglia praticare il mestiere di guida su queste cime.

www.marcellocominetti.com
marcellocominetti.blogspot.it

Info: www.arabba.it

domenica 7 agosto 2016

Panorami serali

Giornata dedicata al sevizio con il Soccorso Alpino. In mezzo una buona compagnia e tanti panorami dolomitici.



venerdì 5 agosto 2016

Montagne 360

Passi nella storia: questo è il titolo di un interessante articolo di Marta Trucco che narra di un entusiasmante cammino nel cuore delle Dolomiti, lungo la linea del fronte della Grande Guerra. L'articolo lo potete leggere su Montagne 360, la rivista del Club Alpino Italiano. 
Informazioni anche su www.planetmountain.com