venerdì 26 agosto 2016

Civetta (3220 m) - prima parte

Se le storie solitamente iniziano con il classico “c'era una volta” la mia esordisce con la  rituale telefonata a Venturino, gestore storico del Rifugio Torrani, siamo nel cuore del gruppo della Civetta: “ciao sono Gianpaolo, hai un posto per domani sera che salgo a fare un giro?” Ottenuta rassicurazione dal sempre disponibile gestore, non mi rimane che attendere il pomeriggio del giorno successivo. Pochi giorni prima ho dato un passaggio in autostop al meteorologo francese che scrive ed emette i bollettini del tempo pregandolo, in senso ironico, di far perdurare questa incredibile alta pressione d'agosto; nel breve tragitto che percorriamo insieme non faccio in tempo ad approfondire l'argomento ma le condizioni meteo sono da giorni sotto gli occhi di tutti.
Per la partenza ho solo deciso la fascia oraria ma poi, salito in macchina, opto per dirigermi ai Piani di Pezzé frazione del comune di Alleghe. L'occasione è propizia per incontrare una persona che ha chiesto il mio aiuto sapendo che mi occupo spesso di burocrazia. In realtà speravo anche di parcheggiare la macchina al di fuori delle linee blu ma poi mi accomodo nel piazzale come la massa di turisti che salgono giornalmente fin quassù per godere dei benefici che questo paesaggio sa offrire. Il primo inconveniente mi si presenta subito: non ho monete per il parchimetro. Il secondo viene a ruota: ottenuto il cambio delle monete il parchimetro non funziona. Che fare? Ottengo informazioni rassicuranti da un "local" che mi garantisce la non vigilanza in questo periodo e allora, visto che è tardi, faccio finta di niente e chiudo la macchina. Il comune di Alleghe mi perdoni.
A questo punto devo iniziare a salire, sono le 15 e 30 e il mio obiettivo è la cena al rifugio non prima di aver “virato” attorno alla croce di vetta del Civetta. Salgo in ovovia così contribuisco in tal modo a “far girare l'economia” rimediando, ma solo in parte, allo sgarro intentato al comune per via del parcheggio. L'ovetto rosso mi permette di guadagnare qualche centinaio di metri di quota e di riordinare lo zaino contando le bottiglie da 0,5 l che mi sono portato appresso, ovvero quattro. Giunto in un batter d'occhio a Col dei Baldi (1922 m) metto lo zaino in spalla e inizio a camminare come già sapevo... in discesa.... arrivando in breve alla Malga Pioda (1810 m) dove decido di azzerare il mio orologio e di far partire la traccia gps da questo punto. La mia avversione verso gli impianti nel periodo estivo emerge anche da questo particolare. 
La salita verso il Rifugio Coldai la conosco a memoria e non mi disturba il fatto di andare “controcorrente” dal momento che tanti turisti stanno scendendo con le loro gambe stanche ma le facce inequivocabilmente soddisfatte. A pochi minuti dal Rifugio Sonino al Coldai incontro una giovane coppia che scende per il sentiero trovando il tempo di scambiarsi delle effusioni sotto lo sguardo infastidito del loro amico, evidentemente un terzo incomodo. La cosa che mi fa sorridere è rappresentata dal fatto che una volta superati, la ragazza si gira verso di me incoraggiandomi e rassicurandomi sul fatto che mi mancano solo alcuni minuti per arrivare. Io ringrazio con cortesia assecondando un sorriso ma lei non può sapere che il mio arrivo è posizionato “soltanto” 1100 metri più in alto senza contare poi la successiva discesa al Torrani. Lei comunque ha fatto una buona azione e di questo gli sono grato. Arrivato al Coldai decido di rimpinguare le mie scorte di acqua alleggerendomi delle monetine che avevo cambiato poco prima anche se vi assicuro, non sono un fanatico dei pesi. Acquisto dell'acqua e devo ammettere che rimango male per non essere stato riconosciuto dal gestore (che conosco) ma che evidentemente ha passato tutta la giornata dietro il bancone ripetendo le stesse frasi. Il suo cortese “prego mi dica” l'avrei voluto commutato in un amichevole “ciao,  dove vai, in bocca al lupo” ma ciò non contribuisce a togliermi il sorriso e non me la prendo più di tanto. 
Pochi minuti dopo aver lasciato il rifugio alle mie spalle, saluto il sole ma è solo un arrivederci perché ci rivedremo sicuramente in cima per il tramonto.
L'avvicinamento è veloce e in meno di un ora arrivo all'attacco della ferrata degli alleghesi che mi farà compagnia per le prossime due ore (almeno spero). Casco, imbrago e guanti, mi preparo a dovere e guardo l'orologio: sono le 17 e 35 e forse qualcuno mi darà del pazzo ma io ho fatto i miei calcoli, ombra e poco traffico sono gli alleati che mi sono scelto.
In ferrata salgo abbastanza velocemente ponendomi degli obiettivi altimetrici che però non riesco a rispettare sempre per una manciata di minuti. Va bene così. Affrontando gli ultimi tratti della via ferrata (tenuta benissimo) e dopo essermi affacciato dalla parte opposta della parete mi sovviene che l'ora e il tempo sarebbero propizi per incontrare qualche cordata che “esce” dalla Nord Ovest e credetemi non faccio in tempo a pensarlo che già sento il classico grido “recupero!!!”. Sono fortunato. In effetti dopo pochi minuti scorgo un giovane alpinista, primo di cordata, intento a far sicura al suo compagno. “Ultimo tiro?” dico io rompemdo il ghiaccio ma senza chiedere il nome della via in quanto, pur non avendola mai percorsa perché fuori dalla mia portata, è riconoscibilissima visto il punto di uscita; si tratta della famosissima Philipp Flamm il diedro che forse più di tutti sulla Nord Ovest, attira  fortissimi arrampicatori. Il ragazzo mi guarda e con mia grande sorpresa mi saluta dicendo: “buongiorno Prof.” Evidentemente si tratta di un mio ex alunno il quale vedendo chiaramente la mia sorpresa mi aiuta suggerendomi il suo nome. Sapevo che era figlio d'arte e che arrampicava molto forte ma  evidentemente sta facendo passi importanti alpinisticamente parlando in quanto ha da poco compiuto diciott'anni. Di anni ne ha uno in più il suo compagno di cordata che invece ha lo stesso nome ed è anch'egli figlio d'arte. Vorrei togliermi il casco per rendere loro onore ma li saluterò volentieri con più calma durante la cena al rifugio. 
Io intanto proseguo per la vetta ormai vicina dove arrivo alle 19:30. Lo spettacolo quassù è sempre impareggiabile, i raggi del sole sembrano colpire di traverso le valli che si apprestano ormai alla sera. Io sono lassù a godermi questo spettacolo praticamente da solo, anzi no, poche decine di metri più in là due alpinisti concludono la loro fatica sulla “parete delle pareti” e io mi compiaccio della loro felicità. Mi avvicino a loro con curiosità, sono stranieri e mi dicono di aver percorso una via nuova in due giorni di arrampicata quindi con un bivacco in parete. Mi metto a loro disposizione per far loro le foto di rito e mi impressionano le mani di uno dei due, letteralmente rovinate dalla roccia: non deve essere stata una battaglia facile per loro. 

Tramonto nell'alto agordino 

Li saluto dal momento che scenderanno al buio verso valle e mi incammino lungo la discesa che porta al Torrani dove Venturino e due suoi aiutanti improvvisati mi aspettano per il secondo turno della cena. Il Rifugio è pieno di gente soddisfatta perché la serata è una di quelle che viste le condizioni atmosferiche non si dimenticano facilmente. Prima di coricarmi sulla brandina che Venturino mi ha riservato, ascolto i racconti dei due giovani alpinisti reduci da 13 ore di arrampicata e passo quasi un ora a parlare di alpinismo con un signore di Bergamo (uno degli aiutanti di Venturino) che ha un curriculum pazzesco e che conosce tutto ma proprio tutto della storia dell'alpinismo. Ci raccontiamo un sacco di cose mentre Venturino arriva con un goccio di grappa di cumino che assaporiamo con grande piacere. 
Fuori c' è un notte stellata che fa venire i brividi. Riconosco alcune costellazioni e anche la stella polare posizionata proprio a destra della cima del Civetta quasi a voler indicarmi la strada. E' tempo di organizzarsi bene per la notte perché domani mattina uscirò quando farà ancora buio e molti ospiti del rifugio probabilmente dormiranno ancora.....

Piccola Civetta, Cima De Gasperi e Su Alto

Croce di vetta e sullo sfondo Pelmo e Antelao  

1 commento:

  1. Il Civetta emoziona sempre ed in ogni modo �� grazie Gianpa!

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